In un piccolo borgo di montagna viveva una vecchietta un po’ svanita. Era così distratta che il più delle volte, quando usciva di casa, si dimenticava di chiudere la porta.
In quel paesino si conoscevano tutti, non c’era pericolo che le rubassero niente, il problema era un’altro.
Dall’uscio aperto poteva entrare la capra Ferrata, una bestiaccia che viveva fra le rocce sovrastanti l’abitato; da lassù non le sfuggiva niente di quello che accadeva in paese e se vedeva una porta aperta si infilava dritto dritto in casa e poi non si riusciva a mandarla più via.
I vicini raccomandavano sempre alla nonnina di stare attenta, lei, poveretta, cercava di farlo, ma la memoria a volte le faceva cilecca.
Una sera che uscì per andare da un’amica, tirò a sé l’uscio senza far scattare la serratura e quello restò socchiuso. Quando rientrò e lo trovò serrato, chiese ad alta voce:
“Chi c’è dentro? Io sono la padrona, apritemi!”
e incominciò a bussare, dall’interno le rispose una vociona tremolante:
“lo sono la capra Ferrata con la bocca di ferro e la lingua di spada. Se non te ne vai ti affetto come una rapa.”
La povera donna si mise le mani nei capelli dalla disperazione:
“Ahimè, disgraziata che non sono altro! Come farò ora a entrare a casa mia?”.
Corse a chiedere aiuto ai vicini, che appena sentirono rammentare la capra Ferrata, chiusero bene porte e finestre e rimasero sordi a ogni richiamo.
La vecchietta, non sapendo più a chi raccomandarsi si lasciò cadere sui gradini di casa e scoppiò in un pianto dirotto. Un bove che si trovava a passare di lì si fermò e, incuriosito, le chiese perché si disperasse tanto.
“Caro bove, la capra Ferrata m’è entrata in casa e non mi vuole aprire”.
L’animale si commosse e le disse di stare tranquilla: ci avrebbe pensato lui. E cominciò a battere all’uscio con gli zoccoli.
“Chi è che bussa?”, chiese la vociona tremolante.
“Sono il bove dalle corna nuove, apri la porta che voglio entrare”, muggì quello più forte che poteva.
Dall’interno la capra sogghignò:
“lo sono la Capra Ferrata con la bocca di ferro e la lingua di spada. Vattene o ti affetto come una rapa!”
Anche se grande e grosso, il bove tremò come una foglia:
“Povero me! Con una bocca di ferro non si scherza, Ti saluto vecchina cara”, e si allontanò in tutta fretta.
La povera donna aveva ricominciato a piangere più disperata di prima, quando un asino che passava da quelle parti le chiese premuroso cosa le fosse accaduto. Quando sentì che si trattava solo di una capra, la rincuorò:
“Non ti disperare, cara nonnina, ci penserò io a stanarla!”
E cominciò a battere alla porta con i suoi zoccoli ferrati.
“Chi è?”, chiese la voce dall’interno.
“Sono il somaro che parla chiaro, Apri la porta che voglio entrare”‘, ragliò sonoramente l’asino.
E la capra:
“Io sono la capra Ferrata con la bocca di ferro e la lingua di spada. Se non te ne vai, ti fo a fettine come una rapa!”
A queste parole il somaro abbassò il tono e disse alla donna:
“Mi dispiace, nonnina, ma con una lingua di spada non si può competere. Ti saluto”, e se la diede a gambe.
Sconsolata, la vecchietta si abbandonò di nuovo al pianto.
“Perché piangi? le domandò un maiale che aveva lasciato I’arella per una passeggiatina.
“Che disgrazia mi è capitata, caro maiale! Mi è entrata in casa la capra Ferrata e non mi vuole più aprire”, rispose la donna fra i singhiozzi.
Il porco sghignazzò:
“E tu hai paura di una capra? Dammi un secchio di ghiande e ci penserò io a farla scappare. Scapperà, vedrai se scapperà!”
La donna gliene promise addirittura due di secchi se fosse riuscito a liberarle la casa e il porco cominciò a picchiare all’uscio col muso.
“Chi è che bussa? Gridò irritata là capra.
“Sono il porco dal muso torto, aprimi subito! “
E lei: “Io sono la capra Ferrata con la bocca di ferro e la lingua di spada, lascia che ti prenda e ti affetto come una rapa o meglio, come un salamino!”
II maiale grugni spaventato: “Mi affetta? Ma che bestiaccia è mai questa? Non m’importa delle ghiande, ti saluto, cara nonnina, stammi bene!” e in un batter d’occhio tornò all’arella.
La donna a questo punto aveva perso tutte le speranze e quasi non aveva più la forza di piangere, quando senti un cip cip proprio accanto a lei. Era un minuscolo uccellino che volle sapere la causa di quella disperazione. La vecchia gli raccontò tutto e lui provò a rassicurarla con un allegro cinguettio:
“Vedrai che la sistemerò io quella brutta bestiaccia!”
La vecchietta si mise a ridere anche se non ne aveva voglia.
“Se non ci sono riusciti il bove, l’asino e il maiale, cosa vuoi fare tu, piccino come sei?”
La bestiolina le svolazzò intorno e bisbigliò; «Ci riuscirò, vedrai!”, poi andò a picchiare insistentemente alla porta con il becco.
“Si può sapere ehi è?” brontolò dall’interno la capra sempre più indispettita.
“Sono il padrone, apri subito il portone”, cinguettò l’uccello.
“E io Sono la capra Ferrata con la bocca di ferro e la lingua di spada. Ti conviene scappare o ti affetto come una rapa!”.
E l’altro, per niente intimorito: “Io sono il prode uccelletto con tre palmi di becco e ti bucherò il cervelletto!”
La capra pensò: “Questa non ha paura! Ma chi crede di essere?” e incuriosita fece uno spiraglio nella porta. Subito l’uccello s’infilò nella fessura e una volta dentro cominciò a svolazzare di qua e di là, beccando la capra dove gli tornava meglio. Quella non sapeva come difendersi; dovunque si voltava se Io trovava addosso, anche girando come una trottola non riusciva a liberarsene.
Si fermò un attimo per prendere respiro e se lo trovò proprio di fronte. Abbassò la testa e gli si lanciò contro pensando di colpirlo con una cornata, ma l’uccello era già volato altrove e lei rimase con le corna incastrate nella credenza.
Ora che non si poteva più muovere, era un bersaglio perfetto per l’uccello che a furia di beccate la ridusse peggio di un colabrodo. Quando finalmente la capra riuscì a liberarsi, scappò via come il vento, gettandosi dalla finestra per fare prima.
E da quel giorno di lei non si ebbe più notizia.
Questa favola e’ molto antica. Veniva raccontata tra la Toscana e l’Emilia.
Dove l’avete presa?
Buongiorno Christian, molto probabilmente da qualche file PDF reperito in rete…ho cercato tra i miei file ma non la ritrovo) ma vedo che ci sono molti siti che hanno questa fiaba 🙂