Il vermetto nella pera

I due bambini sono seduti sotto il portico a far merenda con le pere colte dalla nonna. Mauro ha tagliato in due una pera.

– Nonno-nonno! C’è un vermetto dentro!

È vero, nella pera c’è un bacolino bianco che si muove. A guardarlo bene, si vedono anche i due occhietti scuri. Nella polpa della pera è scavata una piccola galleria. Mauro volta le due metà della pera e osserva bene tutta la buccia verde e rosa, cercando l’entrata della galleria. Ma non trova nessun forellino, neanche piccolo piccolo.

– Nonno, il vermetto è qui dentro, ma non riesco a trovare da dove è entrato.

Il nonno si mette gli occhiali e guarda il vermetto. Anche Sonia vuole guardare, un po’ curiosa e un po’ impaurita.

Poi il nonno osserva anche la buccia della pera.

– Per forza non lo trovi, il foro d’entrata – dice. – Non lo trovi perché non c’è.

Mauro spalanca gli occhi sul nonno, che adesso lo guarda da sopra le lenti degli occhiali.

– E allora, nonno, come è riuscito a entrare, il vermetto?

– Non ha avuto bisogno di entrare, perché era già dentro. È nato lì e poi è cresciuto mangiando la polpa della pera. Per questo c’è la galleria dentro la polpa.

– Ma nonno-nonno! Mi dici come ha fatto? Io ho sentito dire che tutti gli animali, anche vermetti come questo, nascono dalle uova di altri animali, proprio come le piante nascono dai semi. Ce l’ha insegnato la maestra. E allora come ha fatto l’uovo a entrare nella pera, se non si vede neanche un buco piccolo piccolo?

Il nonno sorride e intanto prende un’altra pera e la taglia in due. Dentro non ci sono né la galleria né il vermetto e allora il nonno dà a Mauro e a Sonia le due metà della pera.

– Ecco, intanto mangiate – dice. E poi aggiunge: – Adesso vi spiego subito. Com’era la pera, un mese fa? Era molto più piccola. E due mesi fa? Era un perino che appena si vedeva. E tre mesi fa? Era un fiore. Anzi, era quella parte verde del fiore alla quale stavano attaccati i petali bianchi.

Il nonno comincia a tagliare a fette la sua pera. Ma intanto continua a parlare.

– Ecco, l’uovo è stato deposto da una farfalla proprio nel centro del fiore, nella sua parte più interna e più protetta. Poi i petali sono stati portati via dal vento e la parte verde del fiore ha cominciato a crescere e a trasformarsi in frutto. L’uovo era proprio nel mezzo, così la polpa del frutto è cresciuta tutt’intorno.

Quando il frutto ha cominciato a maturare, anche l’uovo è maturato. E dall’uovo è uscito il vermetto, che si è trovato proprio in mezzo alla polpa…

– E ha cominciato a mangiarla! – prosegue Mauro.

– Proprio così. A mangiare e a crescere.

– Ma è cresciuto poco – dice Sonia. – È ancora così piccolino!

E dopo?

Il nonno mette in una scodella la mezza pera col vermetto e poi fa lui una domanda. Lui infatti è capace di rispondere a una domanda, ma poi è anche capace di far venir fuori dalla sua risposta un’altra domanda. Dice che le domande sono come le ciliegie: una tira l’altra.

– Ecco, Mauro, vediamo adesso se sai rispondere tu. Che cosa succedeva, se non tagliavamo la pera?

– Il vermetto continuava a mangiare – dice Mauro.

– Bene. Ma poi?

– Continuava a crescere.

– Sì, a crescere! – dice Sonia.

– Benissimo – prosegue il nonno. – Ma dopo? Non continuava certo a crescere per sempre. E infatti, vermetti molto più grandi di questo non se ne vedono mai, dentro le pere.

– Allora… magari a un certo punto finiva di mangiare e moriva – dice Mauro.

– Eh, no – osserva il nonno. Quando tagliamo le pere non troviamo mai dei vermetti morti, li troviamo sempre vivi. Come va a finire, dunque, il vermetto?

Mauro si gratta la testa. Cerca qualche risposta e finisce col trovarne una.

– A un certo punto il vermetto esce dalla pera – dice Mauro.

– Va bene. E dopo?

– Dopo, dopo…

Mauro adesso non sa più cosa rispondere. Il nonno aspetta un momento, poi gli dà un piccolo aiuto.

– Ti ricordi come è nato il vermetto? È nato da un uovo deposto nel fiore. E chi l’aveva deposto nel fiore?

– Una farfalla. L’hai detto tu, nonno.

– E allora?

Mauro pensa e ripensa, ma non gli viene nessuna idea. E allora il nonno gli dà un altro aiuto.

– Vedi – gli dice – è il vermetto che, dopo un po’, si trasforma in farfalla.

– Davvero? – dice Sonia, che ascolta attenta. L’idea del vermetto che si trasforma in farfalla le piace molto.

Anche Mauro spalanca gli occhi dalla meraviglia: – E come fa, nonno, a diventare farfalla?

– Ecco – dice il nonno – a un certo momento il vermetto comincia a fabbricare un filo di seta, sottile e lungo lungo. Quel filo gli esce di bocca come una saliva e poi diventa subito secco. E mentre fabbrica il filo, muove la testa in cerchio. Così anche il filo a poco a poco forma un sacchetto rotondo, che si allunga sempre di più. Quando il sacchetto è diventato abbastanza lungo, il vermetto si chiude dentro. Lì dentro, al buio e al caldo, il suo corpo, un poco per volta, si trasforma in quello di una farfalla.

Mauro e Sonia guardano incantati il nonno.

– Davvero?

– Davvero, sì. Anzi, ci sono certi vermetti, molto più grandi di questo, che gli uomini usano da molti secoli per ottenere la seta, quella seta che poi adoperano per i loro vestiti. Questi vermetti più grandi sono di colore giallo e verde. Non mangiano le pere o le mele, ma le foglie, soprattutto quelle dei gelsi. E proprio perché producono molta seta sono stati chiamati “bachi da seta”.

– E fanno anche loro il sacchetto?

– Sì, un sacchetto grosso quasi come un dito e giallo come l’oro. Per fare un sacchetto così ci vogliono anche duemila o tremila metri di filo, dato che il filo è sottilissimo.

– Accipicchia!

– Sì, e gli uomini hanno scoperto la maniera di disfare il sacchetto in modo da riavere il filo. Poi mettono insieme più fili e ne fanno uno più grosso e più robusto, e con questo fanno le stoffe di seta.

– Ma allora, nonno… – dice Mauro.

– Sì?

– Se adesso noi lasciamo lì il vermetto, farà anche lui il suo sacchetto?

– Si può provare. Mettiamo una scodella qui in un angolo, con dentro la mezza pera, e domani veniamo a vedere cos’è successo. Certe cose è meglio vederle coi propri occhi, quando è possibile. Non ti pare?

– Sì, nonno-nonno.

Ma il giorno seguente…

La mattina dopo, il nonno, Mauro e Sonia corrono a vedere che cosa è successo al vermetto sotto il portico. Ma li aspetta una brutta sorpresa! Il vermetto, la mezza pera e la scodella non ci sono più! La nonna non sapeva niente della prova che loro volevano fare, e così ha buttato via la mezza pera guasta e ha lavato la scodella. E adesso il vermetto chissà dove sarà!

Bisognerà trovare un’altra pera con un altro vermetto, ma non sarà facile.

Ma nonno Maù ha subito un’altra idea. Lui ogni mattina si alza molto presto e anche oggi si è alzato prima di Mauro e Sonia. Ha già fatto un giro nel prato e nel bosco.

– Venite – dice. – Vi voglio mostrare una cosa. Non possiamo vedere se il vermetto fabbrica il filo di seta, perché la nonna lo ha buttato chissà dove. E allora andiamo almeno a guardare un altro filo di seta già tutto fatto, quello del ragno. Ho visto una bella ragnatela nuova nuova là in mezzo agli alberi, stamattina. E sono stato bene attento a girarle intorno, in modo da non rompere neanche un filo.

– Nonno-nonno, andiamo!

Il nonno prende Sonia per mano mentre Mauro gli cammina davanti e vanno insieme verso il bosco.

Quel bosco è pieno di alberi fantastici. C’è un grande castagno con un ramo che tocca quasi terra. I due bambini sono andati spesso a sedersi su quel ramo: Sonia immaginava di essere sopra un cavallo, Mauro sopra una nave o un aereo.

Un altro castagno invece ha un grosso buco nel tronco e Mauro spera di trovarci dentro, qualche volta, uno scoiattolo o una piccola lepre. Ci sono anche due betulle con la corteccia bianca.

Il nonno si ferma al bordo del bosco.

– Vedete? – dice.

In mezzo al sentiero, fra un albero e l’altro, c’è una grande ragnatela. I fili sono ancora umidi di rugiada e splendono al sole. Si possono vedere bene contro l’ombra scura delle foglie.

– Bella! – dice Sonia, incantata.

– Bella? È magnifica! – dice Mauro, entusiasta.

La ragnatela è come una stella, con tanti raggi che dal centro vanno in tutte le direzioni. E intorno al centro ci sono tanti cerchi, sempre più grandi.

Proprio nel centro se ne sta il ragno.

Il nonno aiuta Mauro a contare i raggi:

– Uno, due, tre… sedici, diciassette, diciotto.

Sono diciotto!

– E i cerchi? Contiamo anche i cerchi?

– Eh, no, quelli non si possono contare.

– Perché, nonno?

– Perché sembrano cerchi, ma in realtà non sono cerchi. Se guardi bene, vedrai che è sempre lo stesso filo che gira intorno e ogni volta si allarga sempre di più… un po’ come la casetta della chiocciola. Un filo messo così non forma dei cerchi, ma una spirale. E possiamo contare quanti gira fa.

I giri della spirale sono più di venti.

Adesso il nonno prende dal taschino una lente e guarda uno dei fili della tela, poi lo fa guardare a Mauro, sollevandolo con le braccia. Pure Sonia chiede di essere sollevata, anche se ha un po’ paura del ragno che se ne sta sempre fermo al centro.

– Il filo è così sottile – dice Mauro – che la lente ci vuole proprio!

Lui subito, con quella lente, ha anche notato una cosa proprio strana.

I fili diritti, quelli che formano i raggi della tela, sono lisci. Il filo che gira a spirale è invece cosparso di piccolissime gocce.

– Nonno-nonno, perché l’acqua si è fermata solo su quel filo?

– Non sono gocce d’acqua, Mauro. Sono goccioline di colla.

– Di colla?

– Sì, le ha messe il ragno, quando ha fabbricato il filo.

– E perché, nonno?

– Perché i moscerini, volando, urtano contro la tela e si impigliano in queste goccioline di colla. Restano attaccati al filo. Le tela è una trappola per i moscerini. Il ragno l’ha preparata apposta per catturarli, proprio come un pescatore che getta la rete in mare per prendere i pesci.

– Caspita! – dice Mauro.

Il nonno adesso con un filo d’erba tocca un punto della tela, con colpetti rapidi e leggeri. Subito il ragno si precipita verso quel punto, muovendosi veloce con le sue otto lunghe zampe.

– Nonno-nonno! – chiede Mauro. – Perché il ragno corre lì, invece di scappare dall’altra parte?

– Vedi? – dice il nonno. – Lui stava al centro e, quando ha sentito i colpi, è corso qui perché credeva che fosse un moscerino a scuotere i fili.

– E se era un moscerino, lo mangiava?

– Sì, ma prima lo avrebbe immobilizzato, legandolo molte volte con un altro filo di seta. Ecco qui!

E il nonno mostra un punto della tela in cui c’è una piccola matassa di fili, con dentro i resti di un moscerino.

G. Petter, Nonno perché e i segreti della natura, Giunti Kids

Nonno Perché e i segreti della natura di Guido Petter, titolo di successo, da anni fiore all’occhiello del catalogo Giunti Kids, torna in una nuova edizione. Mauro e Sonia sono due bambini curiosi che tempestano il nonno di domande e dubbi sulla natura, le piante e gli animali che incontrano lungo le loro passeggiate, nella bella campagna pulsante di vita in cui ambientano i loro giochi: sono loro i protagonisti di un libro che ha l’obiettivo di coinvolgere i lettori, soddisfare le loro piccole grandi curiosità e, soprattutto, rendere appassionanti i temi divulgativi attraverso una narrazione dal respiro ampio e sorridente.

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