Sotto un piccolo abete rosso, al margine di un bosco, viveva un nanetto non più grande di una pigna.
Quando venne l’autunno, l’omino si disse: “È tempo che vada al villaggio a far provviste di pere per avere della frutta in dispensa quando verrà l’inverno”.
Così il nanetto andò verso il villaggio. Sbucò dal bosco sul grande prato dove pascolavano le mucche e proprio la più grossa di tutte sporse la sua lunga lingua ruvida verso il nanetto, con l’intenzione di mangiarselo, perché Io aveva preso per un papavero rosso. Figuratevi lo spavento del nanetto e la corsa pazza che fece fino al suo abete.
A casa si disse: “Se domani è domenica voglio ritentare, perché certo le mucche resteranno in stalla! “
II giorno dopo sentì le campane che suonavano a festa. Il nanetto attraversò il bosco, attraversò il prato e arrivò al frutteto.
Le pere gialle gli sorridevano invitanti dall’albero, ma erano in alto e il nanetto in basso.
Il vento che danzava sulla cima dell’albero vide la difficoltà dell’omino e gli gettò ai piedi una delle pere più belle.
Il nanetto non stava più in sé dalla gioia: ficcò la pera nel suo sacco di montagna, se Io mise sulle spalle e tornò finalmente a casa.
(S. Schiavo Tinelli, Le storie della buona notte, Vallardi)